Cena di Natale da “Al Garghet”: come si mangia qui


Cena / venerdì, dicembre 24th, 2021

Articolo scritto dalla contributor Giulia Minguzzi

In dialetto milanese “Garghet” significa “gracidare”, il tipico verso delle rane, che di solito vivono nelle paludi o in aperta campagna, ed effettivamente la zona in cui sorge questo ristorante richiama proprio lo stesso tipo di ambientazione: provenendo da via dei Missaglia, appena si imbocca la stradina che conduce a destinazione, sembra di addentrarsi in mezzo ai campi e di dover raggiungere chissà quale luogo nascosto, nonostante si trovi a pochi minuti in auto da Abbiategrasso (M2), precisamente in Via Selvanesco, 36.

Gli avventori quindi, accumulano un po’ di suspance prima di arrivare al ristorante milanese, per poi scoprire quale meravigliosa sorpresa era lì ad attenderli.   

Al Garghet Milano Natale recensione (1)
© Giulia Minguzzi

Al Garghet a Natale: la magia della location

Per un colpo di fortuna, siamo riusciti a prenotare un tavolo sotto le vacanze di Natale, periodo gettonatissimo per cene o pranzi dal Garghet. Il motivo? Sicuramente non passano inosservate le foto che circolano sul web e sui social delle sue storiche decorazioni natalizie (le quali abbiamo scoperto impiegano circa 2 mesi per essere installate dallo staff!), che ogni anno addobbano magistralmente ogni angolo del locale, ma anche perché ormai è diventata una sorta di tradizione per tutti i milanesi (e non) recarsi dal Garghet con amici, colleghi o parenti per augurare buone feste prima del Natale. Molte persone iniziano a prenotare a fine estate o addirittura in primavera per assicurarsi un posto qui durante il periodo natalizio.

Al Garghet Milano Natale recensione __
© Giulia Minguzzi

Questa strategia d’anticipo condivisa è giustificata dalla bellezza che pervade tutto il ristorante: a partire dall’esterno, viene allestito un percorso di ghiaia e ciottoli che porta all’ingresso, presidiato da alberelli illuminati dalle lucine natalizie, folletti da giardino, lampade e poltrone, che suggeriscono in anticipo l’atmosfera di accoglienza che poi si percepirà a 360 gradi una volta entrati nel locale; all’interno invece, si viene catapultati in un luogo senza tempo, caldo e accogliente ai massimi livelli, che trasuda aria natalizia. 

Le dimensioni sono impressionanti: ci sono circa cinque sale diverse dove possono venire ospitati i clienti e, ogni volta che se ne attraversa una, sembra di perdersi in un labirinto magico. Le tovaglie e i lampadari che pendono dal soffitto hanno motivi scozzesi e il colore predominante è senza dubbio il rosso. Le luci sono soffuse e nonostante il ristorante sia sempre affollato, si riesce a mantenere comunque intatta l’intimità per ciascun tavolo.

Al Garghet Milano Natale recensione (2)
© Giulia Minguzzi

Il menù (con prezzi) di Al Garghet: gli immancabili della tradizione lombarda

Appena accomodati al tavolo, ci viene portato un simpatico libricino decorato, che scopriamo essere il menù: la particolarità che ho trovato originale e adorabile è la descrizione dei piatti scritta a mano in dialetto milanese, un altro elemento che rimarca l’impronta tradizionale del posto e la filosofia del ristorante. 

Al Garghet Milano Natale recensione (5)
© Giulia Minguzzi

Le proposte del menù appartengono per la maggior parte alla cucina tipica milanese: a partire dai classici mondeghili o nervetti come antipasto, per poi proseguire con l’immancabile risotto “alla milanesa”, singolo o con  “l’ossbùs in gremolada”, e arrivare ai secondi più tradizionali come la cotoletta o la cassoeula. I dolci hanno un menù a parte dedicato, intitolato “Dolci Promesse”, con proposte classiche, come la crema al mascarpone, ma anche ricercate e insolite, come il Dolce di Terra a base di tartufo.

Al Garghet Milano Natale recensione (3)
© Giulia Minguzzi

Cosa ho mangiato da Al Garghet: piatti e prezzi

La nostra cena è iniziata con un antipasto condiviso, quello che più ci ispirava tra i tanti classici, probabilmente perché si presta ad essere gustato specialmente in questo periodo: il cotechino con il purè (14 euro). Devo ammettere che potevamo buttarci su qualcosa di più tipico, ma ci siamo fatti prendere dall’atmosfera natalizia; il sapore del cotechino era molto gustoso e molto forte, mentre il purè contrastava con la sua delicatezza, anche se me l’aspettavo un pochino più morbido: forse è stato reso molto più compatto dalla presenza di tanto formaggio e burro (forse, per i miei gusti, anche eccessiva). Nel complesso un buon inizio. 

Al Garghet Milano Natale recensione (7)
© Giulia Minguzzi

Decidiamo di proseguire con il risotto nelle due declinazioni più tradizionali: classico all’onda (15 euro) e al salto, quest’ultimo rivisitato con l’aggiunta della luganega e la spuma di parmigiano (12 euro). Il primo era mantecato perfettamente, al dente e cremoso al punto giusto. Ancor prima di poter assaggiare il piatto, sono stata inebriata dal profumo di zafferano, che si sentiva a distanza, e appagava ugualmente il palato dopo la prima forchettata. Il riso saltato si presenta invece come una piccola mattonella concentrica e dorata, croccante e molto saporita grazie alla presenza della luganega; non mi ha entusiasmato invece la spuma di parmigiano: sembrava piuttosto piatta nel sapore e non era ben legata al risotto cucinato in quella maniera. 

Al Garghet Milano Natale recensione (4)
© Giulia Minguzzi

Come secondo non potevamo farci mancare la “Cotoleta del Garghet” (24 euro): forse il piatto simbolo di questo ristorante, la sua firma, ciò da cui deriva gran parte della sua fama. Si tratta della cotoletta a forma di orecchia di elefante, di proporzioni ineguagliabili, strabordante dal piatto, ben battuta e servita con una dadolata di pomodori nel mezzo. L’alternativa è la cotoletta di vitello, alta con l’osso, cotta nel burro come da tradizione, ma disponibile solo su prenotazione (28 euro).

Al Garghet Milano Natale recensione (6)
© Giulia Minguzzi

Decidiamo di terminare questo viaggio tra i sapori milanesi con un dessert classico, la crema al mascarpone (8 euro), servita in una ciotolina e due biscottini che sembrano proprio quelli della nonna, e un dessert particolare, alternativo alle solite proposte, il Dolce di Terra (10 euro), già menzionato sopra: si tratta di una cupola di cioccolato fondente ricoperta di spuma al tartufo, che nasconde al suo interno un golosissimo crumble di nocciole e crema pasticcera, a tratti dolce, a tratti salato, con una consistenza insolita ma gradevolissima, quasi come se si stesse mangiando proprio qualcosa di terroso.

dolci Al Garghet
© Giulia Minguzzi

Recensione finale di Al Garghet

L’esperienza di una cena Al Garghet sotto le feste natalizie è qualcosa di magico ed è sicuramente da consigliare almeno una volta nella vita. Gli addobbi e le decorazioni del locale sono una meraviglia per gli occhi, mentre i piatti cucinati nella maniera tradizionale milanese scaldano il cuore e strabiliano il palato. Può capitare che troppe aspettative a volte possano rischiare di deludere l’andamento della serata, ma questo credo che dipenda dal giorno in cui si riesce a prenotare e quali piatti si decide di ordinare. Personalmente mi sono trovata molto bene, anche il servizio è stato molto attento e cordiale: ci hanno accolto all’ingresso e accompagnato al nostro tavolo dopo aver controllato il green pass; io sono stata accompagnata di persona alla toilette dal cameriere, e al termine di ogni portata ci chiedevano se fosse andato tutto bene, in modo educato e senza sembrare invasivi. Il conto è stato abbastanza onesto e i prezzi ci sono parsi proporzionati alle quantità di ciascun piatto. 

Nel complesso giudico positivamente quest’esperienza al Garghet e penso che mi piacerebbe ritornarci in un contesto diverso, magari in estate, per poter vedere come allestiscono i tavoli nel loro fantastico giardino, e poter assaggiare proposte di piatti alternativi adeguati alla diversa stagione.

 

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Al Garghet
Via Selvanesco, 36 (da raggiungere in auto)

Articolo scritto dalla contributor Giulia Minguzzi

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 Per la foto di copertina: © Giulia Minguzzi