Altatto a Milano, ristorante vegetariano in zona Greco Pirelli


Cena / venerdì, ottobre 27th, 2023

Articolo scritto dalla contributor Margherita Castronuovo 

A completamento dell’esperienza gourmet iniziata con la cena al ristorante stellato Joia di Milano, mi sono recata in un altro locale molto conosciuto nell’ambiente vegetariano (e non solo) che ho apprezzato davvero molto e che – oserei dire- non ha nulla da invidiare al suo alter ego stellato.  Qui vi racconto la mia serata, cosa abbiamo mangiato e quanto si spende in questo ristorante 100% vegetariano a Milano: Altatto.

Il menù di Altatto, ristorante-bistrot vegetariano gourmet

Questo locale viene aperto nel 2018 da tre ex-allieve di Leeman – che è appunto chef del ristorante milanese Joia – e mantiene il nome scelto per il servizio di catering (ancora attivo ma solo su prenotazione) di cui si occupavano le stesse tre socie prima di decidere di continuare la loro attività in un luogo fisso.

Avendo sposato la stessa filosofia del loro maestro, anche in questo bistrot il menù è interamente vegetariano e per la maggior parte vegano.  Le influenze del maestro si ritrovano molto anche nella scelta del menù, in cui si sente tanto l’influsso della cucina orientale, sia per quanto riguarda l’utilizzo delle spezie, che degli alimenti stessi (ci sono, ad esempio, molti fermentati, salse agrodolci, ecc.).

Il locale è aperto solo alla sera, dal lunedì al venerdì, e i piatti sul menù sono solamente sei, e si può scegliere se fare la degustazione (di tutte o solo di alcune portate), oppure ordinare alla carta. I prezzi sono in linea con l’offerta meneghina, e vi dirò, per la verità sono più bassi che in altri locali di Milano, e in ogni caso la cifra dipende più che altro dalla scelta del bere: il prezzo dei due menù è di 50 per quattro portate e di €65 per sei piatti (a cui si aggiungono amouse bouche all’inizio e alla fine del pasto). Le porzioni non sono enormi, ma a mio avviso valgono il prezzo che hanno. Il menù cambia ogni 3/4 mesi circa. Le degustazioni non comprendono acqua, vini e coperto e devono essere ordinate da tutto il tavolo. È possibile anche fare una degustazione di vini abbinata alle portate, con prezzi che vanno da € 28 (4 calici) ad € 35 (6 calici), e anche una degustazione di analcolici (dai prezzi lievemente più bassi).

Cosa abbiamo ordinato da Altatto a Milano

Questa cena mi è stata in realtà regalata da una cara amica, che ha scelto per me e un’altra persona il menù da quattro portate. Io ho aggiunto un paio di calici di vino a testa e un piatto in più, ovvero il loro tagliere di “formaggi” (tutti vegetali, fatti da loro), che mi incuriosiva molto.

Per quanto riguarda il bere, mi sono affidata al sommelier in sala, che ho apprezzato moltissimo. Professionale, ma allo stesso tempo affabile e super appassionato, ci ha consigliato dei vini interessantissimi, di cui ho amato particolarmente il primo, un vino bianco ambrato chiamato “Hambre”, aromatico e perfetto insieme ai piatti degustati. Del secondo non ho preso nota perché non mi ha fatto impazzire come il primo, più che altro per un retrogusto quasi metallico, e quindi non lo consiglierei. Ho trovato comunque molto azzeccato l’abbinamento con le portate, quindi il mio consiglio è di farvi assolutamente guidare dall’esperto e non ve ne pentirete.

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© Margherita Castronuovo

Per quanto riguarda il cibo, invece, partiamo dall’ unica nota “stonata” (ma solamente per mio gusto personale): non ci hanno portato del pane (!) anche se per certi piatti sarebbe stato perfetto (e per me non poter fare la scarpetta è sempre un po’ una delusione). Peccato, perché non ci avrebbe di certo rovinato l’appetito, a fronte, come dicevo, di porzioni giuste e per nulla abbondanti. Comunque, partendo dall’entrée, si sono fatti perdonare con delle pannocchiette servite insieme a dei cracker molto gustosi, accompagnati da un burro che aveva un retrogusto di parmigiano, tanto si sentiva il latte e l’aroma di fieno: davvero ottimo.

Il primo piatto mi è piaciuto un sacco: una ciotolina di melanzane glassate in agrodolce su un fondo di riso, da mangiare, avvolgendole in delle foglie aromatiche (di yuzu e di lattuga di mare) e facendo un involtino simile all’onigiri giapponese su cui mettere della salsa (che era in realtà un cremoso di mandorle), davvero succulente.

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© Margherita Castronuovo

Il secondo piatto – che ho adorato- invece è stata una cipolla impanata e fritta nella farina di ceci, condita con olive, fichi e fiori aromatici, con sopra una salsina meravigliosa. Semplice e gustosa. Il terzo piatto, una lasagnetta con fonduta di parmigiano, forse invece è stato il piatto meno interessante, forse perché non tanto diverso dai sapori a cui siamo abituati: molto delicato, ben fatto, ma non indimenticabile.

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© Margherita Castronuovo

Molto interessante invece il dolce, una brioche calda con mosto cotto e spuma di mandorle, davvero buona. I finti formaggi sono stati altrettanto interessanti: ho trovato un po’ strana la scelta di abbinarci un pane molto dolce (peraltro una sola fettina…) perché un buon lievitato salato avrebbe esaltato meglio i sapori proposti (che erano abbastanza decisi).

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© Margherita Castronuovo

Contrariamente a quello che credevo, non ci sono mai stati serviti legumi, ma solamente verdure e frutta secca in varie preparazioni e consistenze. La cena è stata nel complesso leggera ma al tempo stesso non banale e ricca di sapori diversi tra loro.

Altatto a Milano: location e servizio

Il ristorante si trova in una via piuttosto defilata, in una zona periferica (vicino alla stazione di Greco-Pirelli) e in cui non ci sono ancora molti locali. Lo stesso locale non è molto appariscente. L’insegna – minimale e di dimensioni ridotte – sembra quasi volerlo nascondere, anziché indicarlo. La sala è molto piccola, ha quattro tavoli e circa 15/16 coperti: può quindi capitare (come è successo a noi) di dover condividere un tavolo con altri commensali. Ciò nonostante, non siamo stati affatto disturbati dalla presenza delle altre persone (comunque distanti da noi).

Proprio per l’esiguità dei coperti, la cena è stata molto piacevole e tranquilla, silenziosa ma al tempo stesso colloquiale e famigliare. Unico appunto: ambiente leggermente buio – anche se sicuramente questa caratteristica ha contribuito a rendere la cena particolarmente “cozy”; molto carina anche l’idea di scrivere il con il gesso il nome di chi ha prenotato all’angolo del tavolo.

Il servizio è stato ottimo, rilassato, alla mano ma al tempo stesso serio e competente. Devo ammettere che questo aspetto ha contribuito decisamente alla qualità della serata. Mi sono sentita accolta come non accadeva da tempo e mi è stato trasmesso un grande amore per la ristorazione, aspetto non scontato ultimamente.

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© Pantografo Magazine

Considerazioni finali sul ristorante vegetariano Altatto

Se potessi, tornerei ogni tre-quattro mesi per provare i nuovi menù e osservare l’evoluzione del locale, che a mio avviso potrebbe crescere ancora e sorprenderci di nuovo. Last but not least, mi è piaciuta molto la grande attenzione per la presenza femminile in cucina e in sala: le donne sono la quasi totalità dello staff e questo a mio avviso è un motivo in più per supportare questa realtà.

Altatto
Via Comune Antico, 15 (M5 Ca’Granda o stazione Greco- Pirelli)

Articolo scritto dalla contributor Margherita Castronuovo 

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Per la foto di copertina: © Pantografo Magazine