Articolo scritto dalla contributor AV
Inaugurato a maggio 2023 in Porta Romana, Autem è il luogo perfetto per dedicarsi una coccola extra, merito di portate strepitose, accoglienza squisita e location elegante. In questo articolo vi racconto cosa ho mangiato, quanto ho speso e come mi sono trovata in questo nuovo ristorante a Milano.
La location in Porta Romana
Ambiente raffinato ma tutt’altro che ingessato. Tovaglia bianca, mise en place impeccabile, luci soffuse rendono l’atmosfera deliziosa, mentre briosità e vivacità sono conferite dagli accenti di colore verde bosco che sferzano le delicate pareti verde salvia, dalle opere della BI-BOx Art Space di Biella, dalle mensole colme di attualissimi libri di cucina e colorati piattini Ginori. Sul lato opposto della sala, alla destra dell’ingresso, c’è l’area cucina a vista, che conferisce anch’essa una sensazione di movimento e suscita grande curiosità.
Il locale ospita una quarantina di coperti, dislocati tra le varie stanze: per chi desidera maggiore privacy, alla prima sala, con ampia vetrata sulla strada, si possono preferire la stanza degli specchi o quella per gli eventi privati.
Il menù degustazione di Autem
Tra proposte in carta e menù degustazione, se presente, tendo a scegliere il secondo perché ho l’opportunità di fare più assaggi e di provare i cavalli di battaglia del ristorante che, in alcuni casi, rischierei di non ordinare. Anche in questo caso, ho quindi accordato massima fiducia al percorso di 6 portate proposto dallo chef Natalini. Un viaggio in cui i piatti si susseguono in un crescendo di sapori, tra rimandi alla Toscana (lo chef è originario di Pistoia) e contaminazioni estere.
Dopo il benvenuto, un fresco aperitivo a base di anguria e menta, vengono servite le stuzzicherie: tra i sette amuse bouche, innalzo subito a miei preferiti il cracker di spinacino e parmigiano, la meravigliosa tartelletta con crema di ricotta e barbabietola marinata e i fegatini di piccione a farcitura di una mini brisé.
Seguono a ruota i tre antipasti: un delicato gazpacho di gambero rosso in acqua di pomodoro lascia il posto alle più sapide lumache alla bourguignonne, avvolte da una spumosa crema di patate in cui affondare il cucchiaio. La trilogia si chiude con un’insalatina su letto di anguilla cotta nella cenere.
Con i plin di borragine ed ortica si testa la generosità dello chef che porta in tavola una salsiera di crema al gorgonzola, in accompagnamento ai ravioli, ed invita ad una generosa scarpetta.
Ed ecco arrivare uno dei piatti più dibattuti dell’anno, la pasta in bianco. A differenza del 10_11, niente fusilloni né parmigiano. Da Autem, il capolavoro si realizza con spaghetti che, cucinati in decotto di alloro, risultano perfettamente al dente e poi il sapore… si sta in equilibrio tra la dolcezza del miele ed i sentori del vermouth.
Convinti che non ci possa essere un piatto all’altezza del precedente, si viene contraddetti quando a graffiare il palato sopraggiunge la ferrosità di una piccioncella servita con il suo fondo bruno e decorata da susine a fettine.
Il proseguo verso il fine pasto è morbido: sorbetto con insalata di albicocche sale e pepe. A conclusione, la carineria del servizio si vede ancora una volta nel far testare più dessert: vengono proposti una torta ai limoni del Garda, stratificata in quattro consistenze, e un dessert a base di ricotta, fava di tonka, mandorla e albicocca.
Autem a Milano: menù e prezzi
I menù di degustazione di sei e otto portate hanno un costo rispettivo di 100 e 130 Euro. Per quanto riguarda la carta, ho apprezzato molto il fatto che fosse scritta a mano e si rinnovasse quindi quotidianamente in base agli ingredienti disponibili. Qualità della materia prima eccellente e prezzi che oscillano sui 26/36 Euro per gli antipasti, 30/40 Euro per i primi e 36/40 Euro per i secondi.
Recensione finale della cena da Autem a Milano
La location del ristorante, la cura riservata agli impiattamenti e il servizio lo fanno essere un ristorante perfetto anche per festeggiare un’occasione speciale o per un business lunch/dinner.
Super gradite sono le attenzioni riservate durante il servizio, dal benvenuto iniziale, al refill di pane caldo (accompagnato da burro e olio toscano) fino alla piccola pasticceria (gélé e cremini) e alla frutta fresca a conclusione del pasto.
Un grande plus è sicuramente l’accoglienza dello chef Natalini che, oltre ad accompagnarti alla scoperta dei suoi piatti, si è rivelato una persona piacevolissima con cui conversare (sa tutto di cucina francese, quindi non lasciatevi sfuggire l’occasione di chiedere qualche tips sui migliori lievitati di Francia).
Insomma da Autem, il cui nome indica una congiunzione che in alcuni casi significa “ancora”, ritornerei “Autem”.
Articolo scritto dalla contributor AV
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