Articolo scritto dalla contributor Margherita Castronuovo
Recentemente ho fatto il viaggio che sognavo da sempre, una settimana a New York spendendo poco. Nonostante l’entusiasmo, ammetto di aver avuto il timore di spendere più di quanto potessi effettivamente permettermi e mi ero preparata al peggio (non avevo, ad esempio, prenotato in chissà quale ristorante e/o bar, né per concerti/spettacoli dal vivo), accettando anche il rischio di vivere un’esperienza a metà qualora i costi da sostenere fossero realmente proibitivi.
Ora, non ho speso poco, anche perché è molto semplice sforare un budget previsto in una città che è il regno del marketing e delle pubblicità, è un luogo pienissimo di tentazioni, attività, prodotti da assaggiare, ecc. ecc., però con questo articolo vorrei tranquillizzarvi un po’, parlandovi in breve del mio tour settimanale low cost e dandovi qualche tip per non rientrare totalmente spennati.
La mia esperienza newyorkese: consigli per risparmiare pre-partenza
Partiamo dalla prenotazione del volo: con un paio di mesi di anticipo, il volo a/r Milano Linate- NY mi è costato 400,00 €, nonostante il mese di settembre sia di altissima stagione, più che luglio e agosto. Se prenotate ancora prima e per fine agosto, nonché per gennaio/febbraio (freddo permettendo), i prezzi saranno ancora più bassi, ma direi che per un volo intercontinentale non low cost (ho viaggiato con ITA Airways) in uno dei periodi migliori per vedere la città è un prezzo ottimo.

Passiamo al tasto dolente: l’alloggio. Lì dovete muovervi mesi e mesi prima: io purtroppo mi sono decisa quasi all’ultimo (un paio di mesi prima) e ho trovato una soluzione non economica, che però, se avessi prenotato anche solo qualche settimana prima, avrei pagato circa 200€ in meno (!). Non starò a consigliarvi dove ho alloggiato, perché non mi è piaciuto particolarmente, ma sappiate che non è vero che bisogna per forza stare a Manhattan se si sta in città una settimana: i mezzi a NYC funzionano benissimo e le distanze sono talmente ampie da un quartiere all’altro del “centro” che non cambia nulla soggiornare leggermente più distanti e perdere quei 20 minuti in più di viaggio. Pertanto, se tornassi indietro prenoterei senza indugio fuori dal centro, magari in un quartiere più residenziale. Ovvio che è stupendo svegliarsi tra i grattacieli, ma è bello anche riposare (e vi assicuro che dove stavo io, a Times Square, the chaos was real).
Due parole in merito ai cosiddetti “New York Pass”: sono dei pacchetti che includono 2 o più attività, con cui si risparmia un pochino su ogni singola attrazione. Ve li consiglio spassionatamente. Occhio che ce ne sono tanti, di varie compagnie, con prezzi diversi. A mio avviso, il pass perfetto per chi sta in città una settimana è quello da cinque attrazioni: tenete conto che per la maggior parte delle esperienze non occorre prenotare, quindi di giorno in giorno si può decidere quale esperienza fare (e fidatevi che una al giorno è più che sufficiente). Ho speso per un pass circa 150€, vedendi due musei, salendo su un grattacielo e noleggiando per due giorni delle bici per girare varie zone (cosa che vi consiglio caldamente: girare NY in bici è, oltre che stupendo, sicuro e comodissimo). Vi lascio qui il link del pass che ho acquistato io: https://gocity.com/it/new-york. Non vi consiglio di spendere 350 € per il pass che comprende 120 attrazioni: vi sentireste troppo vincolati all’attività in sé e non riuscireste a godervi con la dovuta calma la città.
Il mio ultimo consiglio riguarda il trasporto: non perdete tempo acquistando la metro card, ma viaggiate sempre con la stessa carta di credito/debito e utilizzate quella per entrare ai tornelli: il massimo che vi verrà tolto in una settimana è pari a 33€ circa, con viaggi praticamente illimitati.
Adesso passiamo al racconto del mio tour: farò solo brevi cenni alle attrazioni (su cui non mi dilungo per non appesantirvi troppo: sappiate che sono quasi tutte gratis! E mi concentrerò principalmente sul cibo (su cui – spoiler- si può assolutamente risparmiare).

La mia settimana a NY: il tour di sette giorni tra attrazioni principali e cibi tipici
Giorno 1 Times Square e Broadway
Sono arrivata in città di sabato pomeriggio (le 21 circa italiane), e, dopo aver fatto check-in, mi sono subito buttata nella mischia newyorkese, con giro a Times Square, dritta a cercare la mia prima fetta di NYC style pizza (che viene tradizionalmente venduta proprio a pezzo, c.d. “slice”): ci sono baracchini un po’ ovunque in città, e in alcuni casi una fetta costa € 1,50: non sarà la pizza più buona della vostra vita ma con un 2/3 fette vi potete saziare, e con circa 5 € avreste il vostro pranzo/cena.
La slice più famosa è quella di Joe’s Pizza a Times Square, in cui però dovete fare la fila: lì una fetta costa sui 3/4€, forse è leggermente più grande della media ma non mi ha fatto gridare al miracolo, quindi fossi in voi rimarrei sui baracchini.
Il mio consiglio è semplicemente di girare la zona, tra Broadway, la 7th e la 8th Avenue, perdendosi tra i mille stimoli visivi, uditivi, olfattivi… volendo potreste anche cercare dei ristoranti, ma il rischio è che siano trappole per turisti con qualità opinabile.
Giorno 2 Harlem e Upper East Side
Passando al giorno successivo, domenica, mi sono recata nel quartiere di Harlem, curiosa di assistere ad una messa con canti in stile gospel; non perdetevi questa esperienza, se potete: si può assistere gratuitamente ed in diversi orari in tante chiese della zona, la celebrazione è davvero molto sentita e vi sentirete immersi nella comunità newyorkese (io personalmente non sono credente ma è stato molto emozionante). Dopo la messa, potete girare il quartiere, che in realtà è residenziale e non offre chissà che attrazioni, a parte alcuni edifici molto belli, ma ve lo consiglio soprattutto per scoprire le varie specialità culinarie, tra cui spicca il pollo fritto. Ci sono tanti posti take-away che vi permettono di risparmiare sulla mancia praticamente obbligatoria in caso di servizio al tavolo (!) normalmente pari al 20% del costo del pasto. Con 15 euro vi danno una bella porzione di pollo, un contorno e il loro corn bread (che non è pane ma praticamente una torta con farina di mais).

Io sono vegetariana e pertanto ho optato per un’altra tipicità newyorkese, ovvero il bagel con cream cheese: ci sono tantissimi locali in tutta la città che offrono tantissimi tipi di questo panino-ciambella salato, con tutti i ripieni che vi vengono in mente (principalmente carnivori ma alcuni sono anche vegani). Il più famoso è quello con il salmone affumicato. Anche in questo caso ve la dovreste cavare con circa 10€ per un pasto piuttosto abbondante. Capitolo dolci: sono dolcissimissimi. Stucchevoli. Io sono andata a provare il cookie tra i più virali di NYC, quello di Levain Bakery: un mega biscotto con impasto morbidissimo costa sui 6/7 euro, ma vi assicuro che è talmente zuccheroso che lo vorrete dividere in tre giorni (e lo finirete a fatica). Ho evitato il Crumbl Cookie per terrore di ripetere l’esperienza.
La sera, dopo un bel giro a piedi da nord (Harlem) al centro, passando per Upper East Side e i suoi lussuosi palazzi, sono tornata in zona Hell’s Kitchen, dove ho mangiato un hamburger vegetariano molto buono da 7-Napkin Burger, e ho speso circa 30 euro. Più che onesto, considerando la posizione centralissima e le porzioni piuttosto abbondanti. Altra cosa: la tap water, l’acqua del rubinetto, è sempre gratis! Ideale per godersi New York spendendo poco.

Giorno 3 Central Park e Rockefeller Center
Il lunedì ho noleggiato una bici per girarmi da cima a fondo Central Park, molto bello (la statua di Balto mi ha spezzato il cuore). A pranzo ho optato per un picnic con cose prese ad un supermercato, niente di eccezionale: sappiate però che in molti supermercati (quelli medio-grandi, diciamo) è possibile comporsi un proprio piatto take-away con verdure, proteine varie, pasta fredda ecc. ecc. (e i prezzi sono più bassi che nei locali).
Dopo pranzo ho ripreso la bici e ho attraversato – tramite piste ciclabili bellissime e lungo fiume, con una vista mozzafiato- tutta Manhattan fino alla fine, ovvero il quartiere finanziario (c.d. Lower Manhattan), vedendola rapidamente (ci sarei tornata un altro giorno). Mi sono però fermata a vedere il Memoriale dell’11 settembre, davvero molto suggestivo e toccante. Consiglio vivamente.

Finito il giro, a pomeriggio inoltrato sono tornata in centro (Midtown) per salire sul Rockefeller Center, attrazione compresa nel pass. Vale assolutamente la pena andare, soprattutto al tramonto: ovviamente ci sarà molta gente, ma il vedere tutta la città dall’alto con il cambio di colori è davvero stupendo.
La sera sono andata in un altro posto famosissimo dietro Times Square, chiamato Los Tacos n.1: qui ci si mette in piedi e si aspetta i propri tacos fatti e farciti al momento a mo’ di catena di montaggio; esperienza super autentica e piuttosto low cost, ho speso circa 20 euro a testa per tre tacos molto farciti.
Giorno 4 East Village, West Village e High Line
Il quarto giorno di questa New York spendendo poco l’ho dedicato al giro dei quartieri più vivaci e leggermente meno turistici della città, ovvero l’East Village e il West Village. Imperdibile la libreria Strand, immensa e in cui si trovano anche tantissimi libri usati.
Ho percorso km e km a piedi e a pranzo mi sono concessa un brunch con pancake, uova strapazzate e caffè americano in un localino abbastanza “instagrammabile”, che si chiama Bubbys: non indimenticabile ma non ho speso troppo (circa 35 euro piatto + bevanda + contorno, ovviamente comprensivo di mancia).
Dopo pranzo ho passeggiato lungo la High Line, un parco sopraelevato, costruito sopra una linea ferroviaria in disuso.
Alla sera sono tornata in zona Village perché chi era con me voleva provare assolutamente il pastrami di Katz Delicatessen, dove è stata girata la famosa scena di fake-orgasm di “Harry ti presento Sally” (film carinissimo, guardatelo!). Io ho optato per dei contorni (lol) non malaccio, una crema di piselli, un fagottino di pasta sfoglia ripieno di verdura e la potato salad, pienissima di maionese. Con il pastrami servono anche sottaceti giganti. La fila scorre veloce, in mezzoretta/quaranta minuti si viene serviti. Abbiamo speso circa 30 euro a testa e il panino è molto abbondante.

Ho terminato la serata nel bar più antico di New York, il McSorley’s Old Ale House, pub irlandese super autentico dove servono solo due tipi di birra: white or dark. Tavoli condivisi, camerieri irlandesi, atmosfera vintage q.b. Non economico (due birre 20 dollari compresa la mancia), ma ho amato.
Giorno 5 State Island Ferry, Lower Manhattan, Chinatown e MoMa
Questo è – più o meno – stato il giorno di defaticamento, in cui ho visitato Lower Manhattan, sfruttato il traghetto gratuito che da lì porta a Staten Island, con vista sulla Statua della Libertà da lontano. Avrei potuto anche proseguire il giro ed andare ad Ellis Island e a vedere la Statua più da vicino, ma ho preferito dedicarmi ad altre attrazioni. Sarebbe stata compresa nel pass (quanto meno la vista dal piedistallo: per salire invece occorre un biglietto a parte ma avevo letto di lunghe file e poca soddisfazione, quindi ho rinunciato in partenza).

Prima di partire ho fatto una tappa da Magnolia Bakery per provare il pudding più famoso della città: c’era la versione autunnale al pumpkin spice, e, davvero, merita. Unico dolce che ho davvero apprezzato in tutto il tour, non stucchevole, cremosissimo, speziato: una bomba. E la porzione piccola (che basta e avanza) costa 5 euro.
A pranzo, tornando verso Midtown, sono andata a mangiare in Chinatown. Ora, non so dirvi quanto turistico fosse il posto da me scelto, chiamato Xi’an Famous Foods, ma sicuramente era buono, abbondantissimo e piccantissimo. Secondo me più o meno i posti sono tutti validi (vale un po’ la regola del menù più corto è meglio è, ma questa è una mia opinione) e più o meno autentici. Prezzi ovviamente modici, abbiamo speso meno di 20 euro a testa avanzando pure!
La sera, dopo aver visto il museo MoMa (merita, anche se c’è moltissima gente), ho voluto provare un diner che si è rivelato abbastanza pessimo. Io ho voluto assaggiare la tomato soup con il grilled cheese sandwich: la prima era ok, il secondo era fatto con il bun dell’hamburger, dolcissimo, farcito con un formaggio veramente terribile. Non vi farò nomi, anche perché non abbiamo nemmeno speso poco.

Giorno 6 Little Italy, Union Square, Guggenheim
Questo è stato il giorno a New York spendendo poco in cui ho fatto meno attività, perché il tempo era bruttino e cominciavo ad essere un po’ stanca.
All’appello mancava Little Italy in cui in settembre si tiene il festival di San Gennaro, con bancarelle di cibo in tutta la zona, di per sé piena solo di locali italo-americani: che dire, ovviamente il cibo era molto americano e poco italo, e non ho assaggiato nulla (peraltro i prezzi non erano affatto modici). Vi dico solo la specialità reperita in quasi tutte le bancarelle: i famosissimi (?) deep-fried Oreo, cioè biscotti Oreo impastellati e fritti, tipici italiani, no? Dimenticandoci di questa parentesi, tornata in centro (in zona Union Square, dove ci sono più che altro negozi ed uffici) il mio compagno di viaggio ha voluto provare un fast-food che in Italia ancora non è arrivato, Shake-shack. Vi dirò, non male, soprattutto le patatine (offerta vegetariana un po’ limitata ma ok)! Prezzi non bassissimi ma sui 20 euro a testa.
Dopo pranzo sono andata al Guggenheim, museo esteticamente molto bello ma con esposizione temporanea molto difficile da capire, a mio avviso. Vale la pena andare solo se siete davvero appassionati di arte, secondo me.
La sera sono tornata in zona “Village” per vedere una delle cose che mi sono piaciute di più della città: uno spettacolo di stand-up comedy al Comedy Cellar. Va tutto prenotato con molto anticipo, l’ingresso costa 15 dollari e c’è l’obbligo di minimo due consumazioni (volendo si potrebbe pure cenare lì), ma potete anche mettervi in lista d’attesa un’oretta prima dello spettacolo e poi venire chiamati dal “Buttadentro”. Per fortuna c’era ancora qualche posticino ed è stato davvero davvero divertente. Super consigliato, e, soprattutto, economico per gli standard di NYC (dove una serata può arrivare a costare anche 60-70 euro).

Prima dello spettacolo, però, sono andata ad assaggiare un piatto secondo me da non perdere, ovvero il Mac and cheese, che altro non è se non pasta al forno con besciamella e formaggio, secondo me super godurioso. L’ho provato in questo posticino frequentato principalmente da studenti, SMAC, che ne fa varie versioni (anche vegane!). Ho amato e i prezzi sono stati super convenienti (circa 20 euro a testa ma abbiamo esagerato prendendo 3 porzioni in 2!)
Giorno 7 Brooklyn e Coney Island
L’ultimo giorno effettivo (perché sarei ripartita alle 15 del giorno dopo) l’ho dedicato al tour in bici di Brooklyn, proseguendo, lungo il fiume Hudson, fino al mare e alla spiaggia di Coney Island.
Il quartiere è grande quanto Manhattan, ha al suo interno parchi, musei, attrazioni, ristoranti di ogni tipo, più o meno economici. Dopo aver visto la zona del ponte mi sono spostata in una zona più stile industrial/underground, chiamata Industry City, piena di locali, negozietti più o meno hipster, studi di design.. molto interessante. In uno di quei locali ho provato a prendere un’insalata per sgrassare (senza riuscirci, ci hanno messo sopra 5 kili di salsa) e me la sono cavata con 15 euro. Non vi consiglio il posto.
Per digerire ho pedalato fino al mare (giro bellissimo) e mi sono gustata una limonata home-made dal chioschetto sulla spiaggia (3 euro). Avrei fatto anche il bagno ma non ero attrezzata, si stava benissimo (ed, in teoria, è vietato stare in acqua, forse perché è un po’ pericoloso essendo oceano, non saprei). Dopo un fantastico tramonto con vista ponte sono tornata a Manhattan, e, non avendo fame (ancora un po’ piena – so che è assurdo- per l’insalata) mi sono presa un dirty martini e della frutta in un locale un po’ fancy del centro, chiamato Tara Rose. Lì 30 euro a testa solo per due cocktail (buonini) e poco altro, ma per una volta ci può stare.

Giorno 8: Souvenir, mercatini e preparativi per la partenza
L’ultimo giorno ho fatto un giretto in centro alla ricerca di souvenir (incredibilmente a poco prezzo, ad esempio una felpa 30 euro, t-shirt 5 euro…) e ho fatto un brunch su un rooftop (carino, non eccezionale), il 230th Rooftop Bar. Non occorre prenotare, la qualità è ok, il prezzo anche. La vista non malissimo. Perfetto per chiudere la vacanza.
Ho completato il tour con un giretto ad uno dei mille mercati all’aperto che fanno in più di un quartiere in città, nel mio caso era lungo la 6th Avenue: se scrivete su internet “Outdoor market Manhattan” potete trovare quello che fa al caso vostro; in questo c’erano principalmente bancarelle di cibo e abiti/bigiotteria, niente di speciale, ma la cosa bellissima è stata il camminare lungo uno stradone normalmente inaccessibile ed il traffico bloccato per tutta la mattinata. I clacson di NYC sono abbastanza indimenticabili!
New York City (almost) low budget: si può fare!
Due ultime considerazioni: non sono mai andata ad un ristorante “vero”, di quelli segnalati sul New York Times per intenderci, né ho mai preso primo-secondo-dolce-vino; ho altresì evitato la bakery di ispirazione scandinava/francese, con lievitati a 10 euro cadauno (minimo), nonostante fossero molto invitanti, perché da un lato ho voluto assaggiare più che altro i piatti più tipici, dall’altro lato non ho voluto concentrarmi troppo sul cibo, sapendo che per la maggior parte non avrebbe incontrato i miei gusti.
Mangiando un po’ di street food ed organizzandosi con relativo anticipo, a mio parere, è possibile godersi un viaggio nella Big Apple senza grossi pensieri, ma anzi, godendosela a pieno (come ho fatto io).
Articolo scritto dalla contributor Margherita Castronuovo

Cosa ne pensate di questo tour? Avete domande da farci? Fatecelo sapere qui sotto, oppure su Facebook o su Instagram, sempre su @serenafoodieinsider o @marghecastronuovo!
Voglia di leggere altro? Ecco cosa fare e cosa mangiare in tre giorni a Praga, in tre giorni a Monaco di Baviera, come godersi Parigi spendendo poco e cosa fare in un weekend alle Cinque Terre!



