Articolo scritto dalla contributor AV
Visto il mio amore per l’alta cucina, i miei amici mi accompagnano ogni anno, in occasione del mio compleanno, a provare un ristorante stellato. Quest’anno il D’O di Davide Oldani, che qui recensisco per voi.
D’O: la location poco fuori Milano
Per raggiungere il ristorante, ci siamo spostati a Cornaredo, alle porte di Milano.
Il ristorante stellato D’O è un locale dal design minimal, elegante, che non si “perde” in eccessi di arredo. Ogni elemento sembra studiato per assolvere un ruolo, sia esso puramente estetico, e per garantire massima praticità: sedie e tavoli favoriscono una postura ideale così come posate e bicchieri, disegnati dallo chef, assolvono pienamente la loro funzione.
Sorseggiando l’aperitivo da uno di questi calici asimmetrici, ho poi potuto osservare che il regno di Oldani si estende ben oltre il D’O. Il tavolo dove ero accomodata si trova in una sala con vista sulla graziosa piazzetta della Chiesa di San Pietro all’Olmo su cui si affacciano anche il laboratorio di lievitati, culla del Panettone a firma dello chef, e l’Olmo, il nuovissimo locale inaugurato un mese fa.
D’O: menù degustazione (e non solo)
Il pranzo poteva essere scelto alla carta o tra quattro menù degustazione, realizzati per l’intero tavolo. Oltre ad un percorso a libera creatività dello chef, c’era un’opzione interamente vegetariana e una di pesce. Il nostro tavolo ha preferito il menù “Esattezza”, il più classico, con le proposte “storiche”.
L’anteprima offerta dagli amuse-bouche setta fin da subito l’asticella che, per me, raggiungerà il suo culmine nell’ultimo piatto salato, la sella di lepre. Procedendo con ordine, tra gli assaggi iniziali troviamo il pani puri, lo snack indiano per eccellenza, accompagnato da sardina e composta di limone, una tartelletta con trota iridea e un mini waffle, riempito da crema di funghi, sui cui si può anche spalmare olio… in candela. Da bere, Negroni? Sì, ma solidificato in uno spicchio di arancia. Dopo il primo antipasto, coda di scampo fritta, avvolta in pasta fillo e servita con gelatina di Franciacorta, arriviamo alla modifica del menù che mi è stata gentilmente accordata.
Mentre tutti proseguono con la famosa cipolla caramellata, presentata come un dolce al cucchiaio, con crumble di sfoglia e gelato di grana padano, io assaggio un piatto dal sapore decisamente pungente dove la seppia viene accostata a caviale e cavolfiore.
Si continua con il mio confort food per eccellenza: sotto un velo di zucca butternut, scopriamo un cremosissimo risotto zucca e amaretto, arricchito da semi di zucca arrostiti e composta di mela cotogna.
Con i secondi arrivano in tavola una delicatissima rosa di rombo, cotta a bassa temperatura, che “prende carattere” dalla verza brasata, e il mio piatto preferito, la sella di lepre. Quest’ultima viene servita con una riduzione di carne ed accompagnata da petali di cipolla ripieni di foie gras.
Per concludere, assistiamo al matrimonio tra mousse alla castagna e gelato panato con scaglie di caldarroste fritte. C’è poi la piccola pasticceria: su di un piatto raffigurante Pantalone, vengono servite monetine di cioccolato sfuggite dal suo borsello insieme a mini cotton cheesecake e a cialde speziate.
Prezzi del ristorante stellato D’O di Davide Oldani
I prezzi dei menù degustazione, a persona, oscillano tra i 155 e i 200 € secondo il percorso che si sceglie. Il contro andrà maggiorato qualora si decida di completare l’esperienza con i calici di vino in abbinamento che spaziano dagli 85 ai 150 € a testa.
Recensione finale del ristorante stellato D’O di Davide Oldani
Trattandosi di un ristorante con doppia stella Michelin, sarebbe superfluo commentare la qualità (eccelsa) della cucina e la professionalità (incredibile) del servizio che, ovviamente, hanno soddisfatto le mie aspettative.
Personalmente, ho apprezzato la proposta variegata: i menù si differenziavano moltissimo tra di loro, con pochissimi piatti ripetuti, in modo da abbracciare i gusti di tutti gli ospiti. Ho anche amato il tripudio di autunno sprigionato dalle varie portate, segno di una grande attenzione alla stagionalità (Oldani è detentore anche di una Stella Verde della Michelin), mentre non mi capacito che il pane sia stato servito solo con l’ultimo piatto…. la mantecatura di quel riso andava “scarpettata” per bene!
Che dire insomma, una cena stellata che non vedo l’ora di ripetere e che vi consiglio assolutamente.
Articolo scritto dalla contributor AV
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